La versione digitale della Forma Urbis Romae
 

Con la presentazione su Internet di una copia in formato digitale della Forma Urbis Romae[1] di Rodolfo Lanciani abbiamo voluto rendere consultabile un monumento unico nel suo genere, che nessun’altra città al mondo possiede. Si tratta di una carta archeologica della città di Roma che, permettendo la conoscenza contemporanea per strati sovrapposti di tutte le epoche storiche succedutesi nel suolo urbano, risulta ancora, a quasi un secolo dalla sua redazione, uno strumento indispensabile per lo studio della città antica e per l’organizzazione della Roma moderna.  
Nella presentazione di un saggio della sua opera, fatta nella seduta del 18 giugno 1876 nella sede della Reale Accademia dei Lincei, il Lanciani accennava all’utilità della pianta per il “progredimento delle opere edilizie” quanto mai ferventi in quegli anni, dopo l’unità d’Italia e la proclamazione di Roma capitale.[2]
Eppure la Forma Urbis non ebbe l’attenzione che meritava. Stessa sorte che toccò ad altre opere scientifiche del Lanciani[3], pubblicate in lingua inglese e tradotte solo di recente in italiano, o pubblicate solo in parte, coma la Storia degli Scavi e delle collezioni romane di antichità,che lo stesso autore non potè stampare interamente a proprie spese. Come opportunamente sottolinea Italo Insolera: “la carta restò un documento accademico, per addetti agli studi archeologici, un pezzo di erudizione”.[4]
Eppure l’uso digitale di tale lavoro risulta quanto mai attuale in un periodo nel quale ci si avvia verso una maggiore valorizzazione del patrimonio archeologico delle città, nel momento stesso in cui il Comune di Roma lavora alla “Carta dei beni culturali dell’Agro Romano” e la comunità scientifica discute sull’opportunità di un aggiornamento della Forma Urbis.[5]

Caratteristiche principali
Per comodità riportiamo la descrizione che ne dà Filippo Coarelli:
“Si tratta di 46 tavole a colori, formato 57 per 87, in scala 1.1000, che ricoprono complessivamente la superficie di 25 m quadrati (in scala), e un quadro d’insieme formato cm. 20.97 per 29.2”[6].
Giovanni Ioppolo la definisce “la prima banca dati dell’archeologia romana”[7], e noi ci sentiamo di aggiungere che, se per GIS (Sistema Informativo Geografico) si intende un sistema in grado di archiviare secondo un modello relazionale informazioni di diversa natura che abbiano una loro contestualizzazione geografica, l’opera del Lanciani è già, in un certo senso, un GIS. Nella pianta sono infatti riportati, sullo stesso piano semantico, dati planimetrici ed una fitta rete di didascalie, che illustrano lo stato delle conoscenze topografiche della città di Roma alla fine dell’ottocento.

La suddivisione in livelli topografici
Esaminando la Forma Urbis Romae
risulta evidente un’organizzazione degli elementi topografici in livelli logici distinti, definiti sulla base di criteri cronologici, tipologici e di qualità del dato, cioè l’effettiva rispondenza tra la planimetria e la realtà topografica, ed evidenziati nella pianta mediante espedienti grafici. Il periodo e la fase storica sono indicati mediante colori diversi:

  • il rosso più nero per l’iconografia della città repubblicana,
  • il nero per quella imperiale,
  • il rosso per  quella medioevale e moderna,
  • l’azzurro per le realizzazioni urbanistiche in corso (dello stesso colore sono anche le acque).

Per evidenziare le differenze tipologiche il Lanciani utilizza

  • il puntinato per le fondazioni,
  • i trattini sfumati per pendii, scarpate e cave,
  • il colore blu per le acque (corsi d’acqua, fontane, cisterne, fognature, condutture idriche),
  • la rappresentazione del basolato per le strade, del lastricato per le pavimentazioni e così via.

La qualità del dato è evidenziata graficamente utilizzando

  • il nero pieno per “gli avanzi tuttavia esistenti: o quelli scoperti o distrutti quasi direi sotto i nostri occhi: o quelli intorno la cui precisa disposizione abbondano documenti di fede non dubbia[8] e
  • il nero campito a tratteggio per quei “monumenti intorno ai quali abbiamo bensì autorevoli testimonianze, ma che furono distrutti in epoca troppo da noi lontana per poterne conoscere tutte le singole particolarità[9].

Per gli edifici non più esistenti “di cui si conoscono soltanto il sito preciso e la disposizione generale senza altra particolarità[10] Lanciani sceglie una rappresentazione a semplice linea di contorno. Le linee tratteggiate indicano ricostruzioni puramente ipotetiche.

Anche le didascalie, che riportano notizie di diversa natura, possono essere organizzate in gruppi omogenei di dati, pur se mancano a questo proposito esplicite indicazioni dello stesso Lanciani. Si tratta di informazioni, in latino e in italiano, riferite alla città antica (in nero), a quella moderna (in rosso) e contemporanea (in blu).

In relazione alla città moderna e contemporanea il Lanciani riporta nella pianta i valori di quota, le definizioni tipologiche (Torre, Biblioteca….) e i nomi degli edifici contenenti, nella maggior parte dei casi, anche la definizione tipologica (Palazzo Cesarini, Casa di Paride de Grasssi, Torre dei Colonnesi, Ospedale dei Fornari…), e, alcune volte, l’anno di edificazione ( S. Urbano a.1263, Convento dei Minimi 1623…). Sono inoltre riportati i nomi delle strade(Via del Colosseo, Via Biberatica, La selciata degli Arcioni, La scesa degli Arcioni, Platea Miliciarum, Piazza delle tre Cannelle…), i nomi dei proprietari dei terreni specificando, nella maggior parte dei casi, la destinazione d’uso(Villa Pamphili-Miollis-Aldobrandini, Orto grande di S. Basilio, Vigna dei Canonici Regolari di S. Pietro in Vincoli….. ) e, a volte,l’anno di acquisto (Colonna (1580), Mattei (1561) Spada(1689) Millis (1820) Smith)….).
In relazione alla città antica sono riportate nella pianta informazioni quali i valori di quota, i nomi di colli evalli della città  (Capitolium, Mons Cispious, Vallis Merolana…) e i nomi delle strade ( Vicus Tuscus, Clivus Iugarius, via Sacra…). Sono riportate le definizioni tipologiche di complessi archeologici[11] (Forum…), di monumenti [12] (Arcus, Figulinae[13],Porticus, Templum, Parietinae), di monumenti archeologici figli [14] (Balnea, Porticus Palatii e Aula come ambienti della Domus Augustana), di reperti archeologici [15] e unità statigrafiche di rivestimento [16]  (columnae, equs, area marmorea strata, murus marmoreus …)e i loro nomi, che generalmente contengono anche la definizione tipologica (CA: Forum Augustum noto anche come Forum Martis e Foro di S. Basilio in età moderna, Forum Traiani…; MA: Aedes Dii Fidii, Domus Postumiorum, Porticus Liviae….; Maf: Iovis Caenatio?,Sicilia? ambienti della Domus Augustana…; RA: Equus Lysippi….) e alcune volte  gli anni in cui l’edificio è ricordato con il nome riportato in pianta ( Aeclesi sci  Petri  757 767, S. M. Nova 847 835, S. Francesca Rom. 1612).
Vi sono anche brevi descrizioni di carattere vario (muri di smisurata grossezza, statuae summor viror, Caligula partem Palatii ad Forum usque promovit……). Per quanto riguarda le iscrizioni, viene riportato il testo, mi riferisco in particolare alle epigrafi su fistulae[17] (Dec. Sacerdotium. Videntalium, rationis privatis, Livius Saturninus f….).

Sono segnalati gli scavi eseguiti nelle varie parti di Roma, corredati di sommarie indicazioni quali la data e il nome del “cavatore” o di chi ottenne la licenza di scavo. Vi sono inoltre i riferimenti bibliografici, spesso incompleti, delle fonti di cui si servì il Lanciani per questo lavoro. Tra queste diverse entità intercorrono relazioni reciproche, non sempre esplicite, evidenziate generalmente mediante la localizzazione ravvicinata delle indicazioni nella pianta stessa (scavi Innoc. X. Bartoli m.6)

Testo a cura di Roberta D’Onofrio

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Note

[1] Forma Urbis Romae - Consilio et auctoritate Regiae Academiae Lyncaeorum – formam dimensus est modulum 1:1000 delineavit Rodolphus Lanciani Romanus, Mediolani apud Ulricum Hoepli, 1893-1901.
[2] R.Lanciani, Intorno alla grande pianta di Roma antica, 1876.
[3] Per la bibliografia completa delle opere di R. Lanciani rimandiamo a Th. Ashby, “Scrittori contemporanei di cose romane – Rodolfo Lanciani, in Archivio della Società Romana di Storia Patria, 1929, pp.3-43.
[4] I. Insolera, Roma, 1980.
[5] G. Ioppolo, “La nuova Forma Urbis Romae: carenze cartogarfiche precedenti e nuova impostazion”, in Archeologia e Informatica 1988, pp.43-46; F. Castagnoli, “Per un aggiornamento della Forma Urbis del Lanciani”, in F. Castagnoli, Topografia antica, un metodo di studio, 1993, vol. I pp.58-67.
[6] F. Coarelli, in R. Lanciani, Forma Urbis Romae, Roma, Quasar, 1990.   
[7] G. Ioppolo, op. cit., p.43.
[8] R. Lanciani, Intorno alla grande pianta di Roma antica, 187.
[9] Ibid.
[10] Ibid.
[11] evidenze monumentali contigue nello spazio e riunificabili strutturalmente e/o funzionalmente
[12] edifici o manufatti di rilevanza archeologica
[13] Figlina, ae = officina, bottega del vasaio
[14] ambienti intesi come componenti del monumento
[15] oggetti di corredo ai singoli monumenti o ad un’area tra cui le iscrizioni
[16] pareti, pavimenti, soffitti
[17] tubi, per lo più di piombo, che portavano l’acqua dagli acquedotti pubblici agli edifici, pubblici e privati. 
 

Informazioni / Info

Realizzazione Gennaio 1997 /  Realization January 1997 - Ultimo Aggiornamento / Last Update: 03/24/00
Informazioni e commenti a / Info and request to : Ing. Renzo Carlucci